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termini della più schietta cordialità| della più intima fraternità| col suo aiutante. Quell'altro era un tipo non meno curioso di lui| con la sua aria di arcangelo Gabriele intimidito ed ombroso. Da quello là non si poteva aspettar mai che dicesse Ave. La contessa Flaminia lo aveva veduto| da vicino| a mala pena due volte. Quelle due volte si era fatto rosso| aveva chinata la fronte| levandosi il cappello| e salutando senza guardare. Quando vedeva le dame da lontano| scappava via come un ramarro. Questo era anche un difetto| ma di quelli che n<$n dan noia a nessuno. E se l'aiutante passeggiava molto nel parco| lo faceva sempre nelle prime ore del mattino| quando non c'era pericolo d'esser molesto alle dame. Non ci voleva proprio che la malizia della signorina Marga| per trovare il baco in quella innocente passeggiata mattutina.
Dal parco| per allora| veniva la marchesa Barbara| mentre Flaminia e Lucio| aspettando la chiamata della colazione| erano scesi in giardino. Veniva a passo lento| rossa in volto| un po' ansante| come persona affannata da un lungo cammino.
— Da questa parte? — esclamò Flaminia| muovendo incontro all'amica. — E già fuori ? Io ti credevo ancora nelle tue camere.
— A quest'ora! —- rispose la marchesa. —