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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
metteva di riuscir magistrale. D'altra parte| egli sapeva contentarsi: per venticinquemila lire dipingeva tutta la vòlta della chiesa| l'abside| due medaglie laterali| le riquadrature e gli ornati. Un altro ne avrebbe chieste cinquantamila| e forse di piò; avrebbe tirato via alla lesta| contentando o non contentando| senza accettar pareri| senza ammettere osservazioni. Meglio quello| che un altro di maggior faina. Del resto| si erano veduti i bozzetti| e non c'era niente a ridire. Il pittore| capitato a Genova per il contratto| era anche piaciuto come uomo| per la dignità dell'aspetto e per la modestia del discorso. Era un bell'uomo| ancor giovane| con una figura d'altri tempi; parlava sobrio ed aggiustato| accompagnando le frasi con un bel gesto d'artista; non si vantava| non si pavoneggiava| non discorreva d'arte se non richiesto| ed anche schermendosi un poco. Poi| si era mostrato assai riguardoso nella questione dell'alloggio; non voleva disturbare| ricusava con garbo l'ospitalità del castello| contentandosi di stare alla locanda. Giunto sul luogo| solamente per le necessità del lavoro| si era adattato ad accettare l'alloggio| ma più per i suoi cartoni che per sò| nella torre della Guardia. Viveva molto ritirato| lassù| temendo sempre di dar noia| specie dopo che le signore erano capitate al castello. Ce u'ciano voluti degli in-
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