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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   se l'era avuta per male; si era mostrata superiore a queste miserie.
   — Capisco| — aveva detto alla sua giovane cugina. — Tu hai sempre nel cuore il povero Gino. Un angelo| quello| e non si troverebbe il compagno. È giusto che tu non lo cerchi nemmeno ; ò giusto che tu non voglia correr la sorte di combinarne un altro. Sei come me| tu. Anohe il mio Paolo era una perla.... il rè degli uomini| mia cara. E basta; non se ne parli più. —
   Come veder di mal occhio una donna di quella pasta? Flaminia aveva dimenticata la proposta pazza| o l'aveva messa sul conto del buon cuore di Barbara. Un difetto| aver buon cuore; ma è pure una bella virtù. E di quella virtù la marchesa aveva data larga prova nel doppio lutto domestico della contessa Flaminia| accorrendo a lei| non ispiccandosi per due mesi dal suo fianco| dimenticando le sue cure| trascurando la sua casa e mutando le sue consuetudini| per non occuparsi che di lei| per aiutarla di consiglio e d'opera in quei tristi giorni che la povera Flaminia non sapeva più dove si avesse la testa. Ed anche allora| dopo l'anno dell'ultimo lutto| la marchesa Barbara non si era mostrata la vera e leale amica delle occasioni solenni? L'invitarsi da sè| partecipe alla vita solitaria di Altariva| non era un'altra cortesia| della specie più deli-Barrili. La Castellana. 4