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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   quelle corazze| un po' di cesellature in quelle else di spade| e si potrà dire che sono di Benvenuto. Quanto ai ritratti| non c'è da scegliere: debbono essere tutti del Vandyck. La critica tace| dove l'occhio si riposa. A Parigi vi fanno vedere le armature dei re famosi; quelle| ad esempio| di Luigi XIV| con le visibili ammaccature prodotte dalle palle di moschetto; gloriosi rioordi delle trincee di Tournai| di Steinkerque o di Neerwindén. Donde si vede ohe il gloriarsi e il fabbricarsi i titoli della propria gloria non è solamente dei vecchi borghesi innalzati a semidei due o tre seooli fa| e magari in età più lontane.
   Quando la oontessa Flaminia apparve sull' uscio dell'armeria| il signor Lucio Sormani stava per l'appunto domandando ad uno di quei muti personaggi pendenti dalla parete: — E tu ohi sei? Lo vedi il guaio di non aver fatto scrivere il tuo riverito nome e cognome sulla cornice? Nessuno ti riconoscerà più| illustre ignoto del seoolo deciinosettimo! —
   Era un grazioso matto| il signor Lucio Sormani : ricco| scapolo| alto| mingherlino| non brutto| elegante| garbato| piacevole; segni particolari| aggiungeva lui| due grandi baffi e poco cervello. Ma la cosa non era vera che a mezzo| voglio dire per i baffi| lunghi| sottili| arroncigliati con grazia disinvolta| che faceva perdonare la lunghezza.