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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   rose facevano fede di un sapiente oonsiglio del giardiniere d'Altariva. ' La signora oi capiterà un anno o l'altro „ aveva detto tra sò il dotto sacerdote di Plora ; ' è donna| è giovane ; vorrei vedere che non le piacessero le rose| che fanno tanto bene quassù! Se poi non le piaceranno| o se mi vorrà sostenere| come faceva la vecchia marchesa d' Altariva| buon' anima sua| che le spalliere di fiori portano umidità nella casa| poco male| e contenteremo questa come abbiamo contentata quell'altra| tagliando senza misericordia. Sarà brutto| nondimeno| assai brutto| per un' idea storta come quella| rinunziare ad una bellezza come questa. Vogliamo sperare ohe i nuovi padroni non abbiano le idee storte dei vecchi. „
   I signori Landolfi| nuovi padroni| avevano a mala pena veduto il castello di Altariva| comperato per occasione e con l'idea di farne un regalo alla figliuola. Dal canto suo la contessa Flaminia| frastornata dai viaggi e dalle ansie coniugali| poi turbata da tanti lutti domestici e trattenuta dalle cure della successione| aveva indugiato tre anni a visitare il castello. Quando vi giunse| era vedova| orfana e padrona assoluta. Le rose| a lor volta| erano padrone di mezza la facciata meridionale del castello| dove si aprivano per l'appunto| al primo piano| le alte finestre del suo quartierino. La contessa Flaminia