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La Castellana

Anton Giulio Barrili
Editori Treves Milano| 1927| pagine 350

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   stivi; in tutti gli altri della settimana non capitava ohe di sera nel salotto della gentil castellana.
   Quanto al pittorino| niente visite e niente pranzi. Era garbato| ma modesto| forse timido| fors'anche un pochino selvatioo. Avevano cercato di addomesticarlo| chiedendo al conte di condurre qualohe volta il suo aiutante con sè. Ma l'aiutante non era venuto| e il suo nobile principale lo aveva scusato presso le dame| adducendo il solito pretesto della timidezza e del nessun uso di mondo. Chi poteva sapere qual fosse la ragion vera ? Ghe al conte spiacesse di avere il suo aiutante al fianco| nel salotto della castellana| si stentava a crederlo. Il culto dell'arte suol portare eguaglianza; e tra gli artisti| qualunque sia la nascita loro| non dovrebb'essere che spirito di fraternità. Ma poteva anche darsi che al pittorino piacesse poco la società signorile. Son così capricciosi| gli artisti ! ed anche tanto scontrosi ! Bisognava fare a modo loro. Eguaglianza| fraternità| libertà; libertà| sopra tutto.
   Così era avvenuto che non si parlasse più d'invitare il pittorino a pranzo| e che egli| rispettoso in ogni incontro| salutante di passaggio| non andasse mai a far visita alle signore del castello| quantunque abitasse sull'entrata| e passeggiasse molto| da buon levatore| ogni mattina nel parco.