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mio nobil Gigi. che mangia e beve e noi può dare alla sua gola un po' di fiato , tanti da dir buona sera! Vergogna Gigi, amici vecchi e rivedersi si freddamente, quando si ò risuscitati, comeSan Lazzaro, dalla morte!
— Egli ba chiesto più che tutti gli altri nuove di voi, sor Carlo—bisbigliò 1' ostessa agli orecchi di Bianchi — e per un' intiera settimana non potè mandar giù un bicchiere di vino quando si parlava di voi. Egli non ebbe córaggio di venirvi a trovare.
L' uomo, di cui parlava l'ostessa, sedeva ad uno dei deschi di mezzo, appoggiato alle pareti e ficcando in bocca grossi bocconi. Egli era corpulento, aveva il cocuzzolo calvo coperto da un berrettino , il nero abito abbottonato fino al collo, e il suo portamento aveva una certa solennità che lo distingueva dagli altri tutti, senza però verun sussiego da parte sua.
Bianchi si diviò alla sua volta salutandolo con la mano :
— Non vi disturbale, caro sor Gigi; ci conosciamo da un pezzo.
E l'artista avvisò ora per la prima volta ohe gli occhi del degno uomo scintillavano