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La sera suécessiva, Teodoro lesse, coi» aveva promesso a Bianchi, da un autin Ovidio italiano, la favola di Medusa. Egli alzava da quandoa quando gli occhi per osservare l'artista, il quale teneva i proprii confitti alla volta. La voce pacata di Teodoro pareva lo ammaliasse, e i 1 racconto che stavi leggendo lo commosse nel più profondo dell'anima. Quando ebbe finito, Bianchi trasse un sospiro profondo, esclamando :
— Ve ne andate'?... Voi non sapete c6n quanto piacere io vi abbia prestato ascolto. Questi racconti mi rendono immagine di antiche statue mutilate, con le membri sparse all' intorno,la testa spiccata dal busto e tutte corrose ed annerite dal tempo. Nel mentre stavate leggendo le si raccozzarono, e stanno ora intiere davanti a me. Obi se le mie braccia fossero sane!... le mie dita uemano pure al pensiero di modellar di bel nuovo un pezzo di creta... ma ciò non deve essere... e voi ve ne andate... e sorridete!... M'immagino dove andate!... sta bene... godete della vostra giovinezza! Ma ora sto pensando per la prima volta alle 'i che vi ho fatto perdere !
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