310 ASTRONOMI E STUDIOSI I)' CM1U CONDIZIONE. , CAP. XII.]
e dell'incomodo ch'io dovea sopportare, mi risolsi di costruire per esso un castello o sostegno equatoriale in ferro. Costruii i miei modelli; li feci fondere, li tornii ed aggiustai con le mie mani, lisciandone tutte le parti mobili con olio e smeriglio, ed adattai un movimento a vite tangenziale per spingere lo strumento in retta ascensione. Trovai allora eh' era un piacere servirsene ; e risolvetti di aggiungere ad esso circoli divisi ed aggiustarlo accuratamente al meridiano. Feci i miei circoli di mogano bene stagionato, con strisce di carta sui loro orli, dividendoli co' miei strumenti da disegno e verniciandoli per preservarli dall' umido. Non dimenticherò mai il fulgido pomeriggio in cui computai l'ora di Giove ed assestai lo strumento in maniera che Giove passasse, conforme al calcolo, a traverso il campo d'esso strumento ad un' ora, venticinque minuti e quindici secondi. Aspettai l'astro col-l'orologio alla mano e 1' occhio all'oculare. Quando la sua faccia gloriosa comparve quasi linea retta al centro del campo non potei contener la mia gioia e mi misi a gridare con quanta voce avevo in corpo — con somma sorpresa del vecchio Giorgio Johnson, il mugnaio, che trovavasi sul luogo dove avevo stabilito il mio strumento !
> Ora, sebbene avessi ottenuto quel che desideravo —uno strumento eccellente, — non ero però affatto contento, avendolo ottenuto per un caso fortuito e non per abilità. Mi misi perciò di bel nuovo all' opera con un altro disco di cristallo, per provare se mi venisse fatto di finirlo in modo da superare il primo. Dopo quasi un anno di lavoro riconobbi ch'io potevo riuscire soltanto ad agguagliarlo. Ma durante quel tempo io aveva condotto l'azione degli specchi dal puro caso ad un bel grado di certezza. Applicando al soggetto le mie cognizioni matematiche, avea divisato un metodo di sottoporre alla prova e misurare il mio lavoro, il quale, godo di dirlo, è riuscito pienamente, e