334 ASTRONOMI 13 STUDIOSI D* UMIL CONDIZIONE. [CAP. XII.]
» Ma questo non succedeva quando si trattava di cose che mi andassero più a genio. Rovistando un giorno nei libri di mio padre, mi venne alle mani il Manuale di chimica inorganica del Gregory, ed incominciai a leggerlo. Rimasi affascinato da quel libro, e lo studiai il mattino, il dopopranzo, la notte, tutte le volte in somma eh' io potevo strappare un momento di tempo. Credo realmente eh' io avrei potuto recitarlo tutto a memoria. Conobbi allora l'importanza dell' aritmetica, e mi misi a studiar seriamente la proporzione, le frazioni volgari e decimali, ogni cosa insomma eh' io potessi volgere a profitto della scienza chimica. Il risultato di questa insolita applicazione fu eh' io caddi ammalato. Per alcuni mesi fui tormentato dal mal di capo ; i miei capelli si seccarono, divennero grigi e da ultimo cascarono. Pesatomi poco dopo la mia guarigione, all' età di quindici anni, trovai che ero appunto cinquantasei libbre. Studiai misurazione, indi astronomia, ma diedi la maggior parte del mio tempo avanzato alla chimica.
» Nel 1SC9, quando ebbi compiti i sedici anni, mi capitò alle mani il libro di Cuthbert Bede, intitolato Divertimenti fotografici. È infatti un libro divertente che narra l'origine e il progresso della fotografia in un modo molto ameno. Lessi quel libro con attenzione, e mi diedi per passatempo a far fotografie, servendomi di una macchinetta di mio padre, che ci si era divertito in addietro. Riuscii in breve a far belle fotografie ; e risolsi allora di prender per professione la fotografia. Mi feci accettare come apprendista da un fotografo, e passai con lui quattro anni, uno a Northallerton e tre a Darlington. Quando il mio principale si trasferì a Darlington, io andai alla scuola di belle arti in quella città.
> Avendo letto una relazione delle esperienze di M. E. Becquerel, scienziato francese, per riprodurre nella -fotografia i colori della natura, sentii svegliarsi