328 ASTRONOMI 13 STUDIOSI D* UMIL CONDIZIONE. [CAP. XII.]
   Verso la fine della sua vita il coraggio del signor Gooke fu messo alla prova. Ardeva da lungo tempo una gara tra i fabbricanti di telescopi, a chi farebbe il più grande riflessore. I due telescopi di quindici pollici di diametro, fabbricati da Merz e Mahler di Monaco, erano i più grandi che allora esistessero, e la loro grandezza era creduta affatto straordinaria. Ma nel 1846 il signor Alvano Clark, di Cambricigeport, nel Massachusetts, Stati Uniti, si diede, a tempo avanzato, a fabbricare piccoli telescopi.1 Non era un ottico nè un matematico, ma un pittore ritrattista ; possedeva per altro cognizioni di ottica e di meccanica bastanti a metterlo in grado di fare e giudicare un telescopio. Spese dieci anni a tagliar lenti, e riuscì da ultimo a fabbricar obbiettivi uguali per qualità a qualunque altro.
   Nel 1853 il reverendoW. R. Dawes, una delle pratiche del signor Cooke, comperò dal suddetto signor Clark un obbiettivo, il quale riuscì di tanta sua soddisfazione che gliene commise parecchi altri e finalmente un intiero telescopio. L'artista americano cominciò allora ad essere apprezzato nel proprio paese, e nel 1S60 ricevè la commissione di un riflessore di diciotto pollici di diametro, tre pollici di più del più grande che si fosse fabbricato sin allora. Questo telescopio era destinato all' Osservatorio del Mississipì ; ma la guerra civile impedì il suo trasporto al Sud, e fu venduto alla Società astronomica di Chicago, e collocato nell' Osservatorio di quella città.
   Ed ora entra in scena la rivalità del signor Cooke di York, o piuttosto del suo patrono, il signor Newall di Gateshead. Nella grande Esposizione di Londra del 1862 i fabbricanti Chance di Birmingham esposero due grandi pezzi circolari di cristallo, della grossezza di circa due pollici e del diametro di ventisei. Cotesti dischi furon trovati di qualità perfetta e convenienti
   ' Uua relazione interessante intorno al signor Alvano Clark leg-gesi nella Popular Astronomg (lei professor Newcomb, pag. 137.