938 Tj.v costruzione navale a Belfast. [cap. si.]
mia comparsa quale direttore in sua vece non andò loro a versi. Fatta un'ispezione, trovai che il saggio dei salari che si pagavano superava quello delle tariffe usuali, mentre la quantità, non che la qualità, del lavoro eseguito era al di sotto del tipo. Procedetti dunque a rettificare cotesti difetti, pagando i salari secondo 1' ordinario e migliorando la qualità del lavoro. Ricorsero al solito mezzo — uno sciopero. I lavoranti mi piantarono, messi su ed appoggiati dal direttore licenziato; e i migliori operai se ne andavano oziando per la città nella speranza che, disgustato, avrei fatto fagotto.
Non punto sgomento, mi recai più volte al Clyde per arruolare nuovi lavoranti; ma, per quante infornate io ne portassi, non vi era modo di farli lavorare. Essi erano intimiditi, o sobillati, o regalati e rimandati a casa. L'ex-direttore in giunta aveva preso un cantiere dall' altra parte del fiume ed aveva cominciato a costruire un bastimento con alcuni de' suoi antichi compagni ; ma, salvo che piantar la chiglia, poc' altro fu fatto. Alcuni mesi dopo il mio arrivo la mia ditta fu costretta a convocare i suoi creditori, mentre io, durante le trattative, dovevo guarentire i salari a parecchi dei migliori operai ch'io ero riuscito appunto a mettere insieme. In cotesto dilemma, un antico amico, un capo-mastro che lavorava sul Clyde, venne a trovarmi a Belfast. Sentita la storia e considerando le difficoltà eh' io dovevo superare, mi consigliò di piantar bai-acca e burattini immediatamente. Io risposi che < avendo inforcato un cavallo restio, volevo ricoudurlo, mantenendomi in sella, fino alla stalla. »
Nonostante il consiglio dell' amico mio, io tenni sodo. I pochi uomini rimasti nelle officine, nonché coloro i quali n' eran fuori, si accorsero, non vi ha dubbio, della mia determinazione. Gli ostacoli, certo, erano grandi, estreme le difficoltà finanziarie ; nondi-