132 GUGLIELMO MURDOCK. [CAP. V.]
   porre in quelle vicinanze la sua residenza permanente. Quando i proprietari delle miniere del Cornovaglia appresero la sua risoluzione di ritirarsi combinarono di offrirgli un buono stipendio affinchè rimanesse nella contea; ma l'affezione verso i suoi amici di Soho non gli permise di accettar l'offerta. Egli incitò di bel nuovo la ditta Boulton e Watt a pigliare un brevetto per l'uso del gas illuminante; ma essendo essi sempre impegnati nella loro lite tediosa e dispendiosa, erano naturalmente avversi ad impacciarsi con altri brevetti. Il Watt figlio, col quale il Murdock conferì, non ignorava che la corrente di gas ottenuta dalla distillazione del carbone nei forni pel catrame di lord Dundonald era stata occasionalmente utilizzata per illuminazione, come pure che il vescovo Watson ed altri avevano bruciato gas estratto dal carbone, dopo averlo condotto a traverso i tubi o alla sua uscita dalla storta; benché esso Watt fosse convinto che il Murdoch era stato il primo a suggerire la sua applicazione economica per usi pubblici e privati. Ma egli non era certo, dopo le difficoltà legali incontrate pei diritti di brevetto del padre suo, della convenienza di affrontare adesso i rischi di un miovo brevetto pel gas.
   Il suggerimento del Murdock rimase perciò senza effetto ; ma egli tirò innanzi con altre invenzioni dedicandosi esclusivamente alla meccanica. Il signor Bu-clde disse di lui: « Spesso il sole nascente lo trovò ancora, dopo una notte spesa in lavoro incessante, all' incudine od al tornio, dacché ei costumava far con le proprie mani quegli oggetti che non voleva affidare a mani inesperte. » Nel 1790 prese un brevetto (n. 2340) comprendente parecchie utilissime invenzioni, fra le quali primeggiava la vite senza fine che opera in una ruota dentata per forar cilindri a vapore, la quale è sempre in uso. In secondo luogo, la fondita di uno stcam-juclcet in un cilindro invece di esser fatto in segmenti separati inchiodati insieme con