128 GUGLIELMO irURDOCK. [c.\P. V.]
tornato dal suo ufficio uella miniera di Redruth, il Murdock se ne andò, col suo modello di locomotiva, nel viale che mette alla chiesa a circa un miglio dalla città. La passeggiata era angusta, diritta e piana. Accesa la lampada, 1' acqua prese presto a bollire e la macchina parti tosto con dietro il suo inventore. Il quale sentì poco appresso un grido lontano di terrore: era troppo buio per poter scorgere gli oggetti, ma raggiunta la macchina, ei trovò che le grida erano state emesse dal degno parroco, il quale, trovandosi nel viale, aveva incontrato il picciol mostro infocato e fischiante, eh' ei dichiarò di aver tolto per il diavolo in propria persona !
Quando fu informato delle esperienze del Murdock, il Watt, temendo che potessero frastornarlo da' suoi doveri d'ufficio,lo ammonì di smetterle.Ma continuandole il Murdock, il Watt propose al suo socio, il Boul-ton, alloi'a nel Cornovaglia, che, piuttosto che perdere i servizi del Murdock, gli si anticipassero cento lire sterline ; e se gli veniva fatto in un anno di fabbricare una macchina capace di trarsi dietro una sedia da posta con due passeggieri e il cocchiere, al ragguaglio di quattro miglia all' ora, si fondasse allora una Società per le locomotive col Murdock per socio. La faccenda non andò peraltro più oltre. Un' attrazione diversa sviò per avventura il Murdock dalle sue esperienze sulle locomobili. Egli faceva allora la corte ad una signorina, figliuola del capitano Painter, che sposò nel 1785, conducendola a casa sua in Cross Street, Redruth.
L'anno seguente (settembre 1786), il Watt scriveva in una lettera al Boulton : « Sono sempre della medesima opinione rispetto al veicolo a vapore ; ma, ad impedire nuovi argomenti infruttuosi, ne ho uno alle mani di una certa grandezza. Frattanto desidero che Guglielmo sia persuaso a fare come facciam noi, ad adempiere i suoi doveri, lasciando che la gente come