82 GIOVASSI HARRISON. [CAP. 111.]
mediante osservazioni fatte in quel luogo. Ma, come il tempo cambia sempre, la conoscenza del tempo locale-non porge idea della posizione presente, e meno ancora di un oggetto che si muove, mettiamo, di una nave in mare. Ma se, in una località, noi conosciamo il tempo locale ed anco il tempo locale di qualche altra località in quel momento — pogniamo nell' Osservatorio di Greemvich — noi possiamo, paragonando i due tempi locali, determinare la differenza dei tempi locali, o, che torna lo stesso, la differenza di longitudine fra i due luoghi. Era necessario perciò al navigante possedere un orologio ili ¦prima forza, o cronometro, che lo abilitasse a determinare accuratamente la posizione del suo bastimento in mare rispetto la longitudine.
Prima della metà del secolo decimottavo i buoni orologi erano, relativamente parlando, sconosciuti. 11 navigatore aftidavasi principalmente, per la sua longitudine approssimativa, al suo mero calcolo, senza alcuna osservazione dei corpi celesti. Ei dipendeva, per l'accuratezza della sua navigazione, dal compasso; e, per la misura della. velocità del suo legno, dallo strumento detto log, del pari che dalla combinazione e rettificazione, tenuto conto del derivare, ec. secondo l'assetto e la condizione del bastimento; ma tutte queste cose andavano soggette a molta incertezza, segnatamente quando il mare era in burrasca. Si poteva prendere un'altra diversa via, osservando, vale a dire, la luna, la quale muovesi costantemente fra gli astri da ovest ad est. Ma, sino alla metà del secolo decimottavo, le buone tavole lunari erano così sconosciute come i buoni orologi.
Quindi un metodo di accertar la longitudine con lo stesso grado di accuratezza conseguibile rispetto alla latitudine era stato, per secoli, il grande desideratimi dei naviganti. Il signor Macpherson, nella sua opera importante, Gli Annali del commercio, osserva :