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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   240-4
   JACK LONDON
   — E per far oosa?
   — Mangiare, bere e battersi!
   — Tutto qui?,.,
   — Ed anche fare all'amore. Ci occorrono delle donne, anche in Cielo! Altrimenti, a che cosa servirebbe?
   Ella ribattè:
   — Il vostro Cielo non mi piace. È un posto grossolano, in cui continuano le solite pazzie e bestialità, il gelo, la burrasca, la tempesta.
   — E il vostro Paradiso, — chiesi, — che cos'è?
   — Un estate senza fine, una primavera ed un autunno al tempo stesso, in cui i fiori sono sempre schiusi e olezzanti, ed i bei frutti maturi.
   Crollai il capo e borbottai:
   — Neanch'io, amo il vostro paradiso. E un luogo triste e molle, buono, tutt'al più, per i deboli e gli eunuchi, per gli obesi incapaci di muoversi, per delle ombre lagrimevoli, e non per degli uomini.
   I suoi occhi si appassionavano, in questa disputa, e mandavano scintille ardenti. Volle tentar di convincermi, di guadagnarmi alla sua fede :
   — Il mio Cielo, — riprese, — è il vero soggiorno dei Beati!
   Risposi, con energia:
   — Il solo soggiorno dei Beati è il Valhalla! Pensateci bene. Chi si cura dei fiori, quando fioriscono sempre? Ma, quando il rigido inverno è finito, quando il sole caccia le lunghe notti, quando i primi fiori brillano sulla neve che si fonde; allora, soltanto allora, l'anima e gli occhi nostri non si stancano di guardare... E il fuoco? Il fuoco glorioso e sublime! Che cosa può essere il vostro Paradiso, dove s'ignora la gioia d'un fuoco che arde sotto un tetto ben riparato, mentre fuori infuriano il vento « la neve?
   Miriam sorrise dolcemente.