IL VAGABONDO DEI.LE STELLE
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imparar a sellare convenientemente un cavallo. Per contro, egli poteva discutere a perdifiato, da mattina a sera, e da sera a mattina, sull'insegnamento dei rabbini di tutta la Giudea, ed era, in materia religiosa, un sottilissimo sofista.
Ma torniamo a Miriam. Seppi, dalla moglie di Pilato, che essa apparteneva ad un'antica razza regale. Sua sorella era la moglie di Erode Filippo, Tetrarca dei Gauloniti e di Batanea e fratello di Erode Antipa, Tetrarca di Galilea. Questi due erano figli di Erode il Grande, che aveva fatto morire sua moglie e tre altri suoi figli, e ricostruito, poco prima della sua morte, il Tempio di Gerusalemme. Da ciò derivava la sua popolarità in tutta la Giudea.
Mi trovai parecchie volte con Miriam, che non s'era sposata, non avendo mai incontrato un marito degno di lei. Era senza dubbio un effetto dell'ambiente, dell'aria che respiravamo; ma, appena ci si trovava insieme, cominciavamo a discutere di religione.
— Allora, — mi chiese un giorno, — voi vi credete immortale?
— Lo credo con assoluta certezza! — risposi.
— E in chef cosa consiste la vostra immortalità? Spiegatemi un poco.
Le parlai di Niflheim e di Muspell, del gigante Imir nato dai fiocchi di neve, della mucca Audhum-bla, di Fenrir e di Loki, di Thor e di Odino, e del nosti'o Vaihalla scandinavo. M'ascoltava, battendo le mani; e, quand'ebbi terminato, esclamò, cogli occhi scintillanti:
— Oh! barbaro che siete! Fanciullonel Povero gigante biondo, coi capelli scoloriti dal freddo! Voi credete a mille racconti di fata, e non pensate che alla soddisfazióne del ventre! Dunque, dopo la vostra morte, andrete nel Vaihalla?
-.- Sì, anima e corpo,