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JACK LONDON
nio di Guthlaf, si mise ad insultare e a disprezzare ingiuriosamente le donne danesi.
Allora, ricordandomi di mia madre danese, vidi rosso. Sollevai per aria il cranio di Guthlaf ed assestai un violento colpo sulla testa di Tostig Lod-brog, che fu inondato, scottato ed acciecato dal vi-no caldo.
Mentre, essendosi alzato, barcollava annaspando per l'aria colle sue grandi braccia, per trovarmi e schiacciarmi, estrassi la piccola daga che portavo al fianco. Lo colpii a tre riprese, al ventre, alla coscia ed alle natiche, non essendo abbastanza alto per colpirlo più in su.
Vedendo questo, Agard sguainò la sciabola, ed i suoi uomini lo imitarono, mentr'egli gridava:
— Un orsacchiotto! un orsacchiotto! Per Odino, lasciatelo battersi!
E, nella sala tumultuosa di Brunanbuhr, si vide il piccolo scudiere di razza danese ingaggiare un combattimento in piena regola contro l'enorme Tostig Lodbrog, che non riusciva a raggiungerlo.
Finalmente potè afferrarmi, e mi lanciò dall'altro lato della tavola, rovesciando tazze e vasi, ed urlando :
— Buttatelo fuori! Datelo in pasto ai canil
Ma Agard intervenne e, battendo sulla spalla di Lodbrog, mi chiese a lui, come regalo d'amicizia.
Quando venne il disgelo sul mare e le navi poterono uscire dai fiordi, partii dunque sulla nave di Agard, che mi nominò suo coppiere e suo portatore di spada, e mi mise nome Ragnar Lodbrog.
Facemmo vela verso il sud, ed arrivammo al paese di Agard, che era vicino a quello dei Frisi. Era una terra triste e monotona, paludosa e nebbiosa.
Vissi per tre anni col mio nuovo padrone, sempre dietro a lui, sia che cacciasse il lupo nelle paludi, eia che bevesse nella grande sala del suo palazzo,