Il, VAGABONDO DELLE STELLE 231
Fu il vecchio Lingaard, infatti, che si prese cura della mia infanzia, ed io non conobbi l'affetto nè le carezze di nessuna donna. Seguivo il destino di To-stig Lodbrog, talvolta a terra, dove si combatteva, talvolta sulle navi che vacillavano fra le tempeste. Dio solo sa come potei sopravvivere e smentire la profezia di Tostig, il quale aveva dichiarato che io sarei stato un nanol Fatto sta che crebbi rapidamente. Tostig dovette rinunziare a tuffarmi nel suo vaso d'idromele ed a tentar di annegarmici, scherzo selvaggio che gli piaceva molto.
Avevo, senza dubbio, l'anima solidamente ancorata al corpo. Cominciai presto a compiere le mie funzioni di coppiere. Quando le nostre navi erano immobilizzate nel mare ghiacciato, mi vedo ancora, nella sala da pranzo di Brunanbuhr, titubante, tenendo in mano il cranio di Guthlaf, pieno di vin caldo profumato, che presentavo a Tostig, seduto a capo di tavola.
Tostig Lodbrog, completamente ubbriaco, ruggiva; e tutti i convitati facevano lo stesso. Si sarebbe detto un manicomio. Cantavano le gesta di Hialli, del prode Hogni, e l'oro del Nibelurtgo, e la vendetta di Gudruna quando diede da mangiare ad Atli il cuore dei propri figli. Vivevo tra uomini feroci, altrettanto feroci nei loro giuochi come nei loro combattimenti; e, non conoscendone altri, trovavo naturale la loro compagnia.
Venne il momento in cui provai anch'io la mia collera, la collera rossa. Avevo soltanto otto anni quando mostrai per la prima, volta i denti. Fu durante una grande bevuta, a Brunanbuhr, in cui Lodbrog aveva invitato alla sua tavola il capo danese Agard, suo alleato. Non tardò a nascere una disputa fra i due uomini, sul merito reciproco dei combattenti delle due nazioni, e improvvisamente Tostig Lodbrog, vicino al quale io mi trovavo col cr&-