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JACK LONDON
sato. Ma pochissimi uomini hanno avuto la fortuna di conoscere la segregazione della cella e l'esperienza prolungata, distruttiva e vivificante ad un tempo, della camicia di forza. Questa fu la mia fortuna. Ecco quel che mi permise di rivivere gran numero delle mie esistenze anteriori e, fra queste, quella del gigantesco cavaliere, contemporaneo di Cristo.
Mi chiamavo allora Ragnar Dodbrog, Ero veramente colossale, e superavo di mezza testa i più bei Romani della Legione. Di tutte le mie vite antiche, questa è forse la più avventurosa e la più strana. Ci sarebbero da scrivere intorno dei volumi. Mi contenterò di riferirne gli avvenimenti più salienti.
Ragnar Lodbrog non aveva conosciuto sua madre. M'hanno raccontato poi che ero nato fra la tempesta, nei mari del nord dell'Europa, sopra una nave dalla prora aguzza. Nato da una donna fatta prigioniera dopo una battaglia navale, in seguito ad uno sbarco vittorioso sopra una costa straniera ed al saccheggio d'una delle sue piazzeforti.
Di questa madre non ho mai saputo il nome. Il vecchio Lingaard m'ha detto soltanto che era morta, nell'infuriare della tempesta, dopo avermi messo al mondo, e che era d'origine danese. Di tutto quello che Lingaard m'ha raccontato e che da ragazzo avevo in parte dimenticato, ricordo solo che m'ha parlato d'una battaglia navale, d'un combattimento terrestre, del saccheggio d'una città conquistata e incendiata; poi d'una ritirata frettolosa sulle navi, in mezzo ad un mare glaciale, mentre il nemico, tornato all'attacco in forze superiori, faceva piovere sulle navi, dall'alto delle coste rocciose, una valanga di massi. Molti assalitori perirono durante l'imbarco; gli altri cercavano di aggrapparsi furiosamente alla nave.