IL VAGABONDO DELLE STELLE
per un salario inferiore a quello dei « coolies », e curvai la schiena nelle risaie inondate.
Non vi fu mai un posto, in cui la lunga mano di Chong-Mong-ju non mi raggiungesse, non mi facesse battere, e non tornasse a ridurmi un mendicante. Per due intere stagioni, la signora Om ed io, cercammo e finimmo col trovare un'unica, rara e preziosa radice di « ginseng », quella pianta selvatica di montagna tanto rinomata dai medici, col prezzo della cui vendita avremmo potuto vivere comodamente entrambi, per un anno intero. Ma, proprio nel momento in cui stavo per negoziare, fui arrestato. La radice fu confiscata, ed io fui ancora battuto e messo alla gogna per un tempo pił lungo del solito.
I membri vagabondi della grande Corporazione dei merciaioli informavano sempre Chong-Mong-ju. a Keijo, intorno alla mia posizione ed alle mie gesta, avvertendo i governatori ed i suoi agenti. Qualunque cosa si facesse, era impossibile fuggire, sia varcando le frontiere settentrionali, sia imbarcandoci per mare.
Dna sola volta, prima di quella che fu l'ultima, incontrai Chong-Mong-ju. Fu in una notte d'inverno, mentre imperversava una violenta tempesta, sulle alte montagne dģ Kong-wu. Un piccolo gruzzolo, messo da parte con grasdi economie, aveva permesso, alla signora Om ed a me, di prendere in affitto un'ricovero per la notte, nell'angolo pił remoto e pił sądicio dell'unica grande stanza di un albergo. Stavamo per cominciare il nostro magro pasto, composto di fave e d'aglio selvatico, nuotanti in una orribile brodaglia, con un minuscolo pezzo di carne di bue, cosģ coriacea, che senza dubbio l'animale da cui proveniva era morto di vecchiaia. Sentimmo, in quel momento, tintinnare fuori le campanelle di bronzo, e risonare gli zoccoli d'una pariglia di cavalli,