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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   210-4
   JACK LONDON
   traverso i propri soldati ribelli. Kim cadde nella battaglia e fu calpestato. Ma, disgraziatamente per lui, non morì delle sue ferite.
   Come una folata di vento che s'alza in una notte d'estate, la rivoluzione soffiò e passò sul Palazzo. Fin dall'indomani, Chong-Mong-ju risalì in sella e tornò onnipotente. L'imperatore accettò tutte le sue volontà. Salvo l'emozione generale prodotta dalla notizia della profanazione delle antiche tombe reali, la Corea rimase pacifica. Chon-Mong-ju fu acclamato dappertutto. Le teste degli antichi funzionari cadevano, in tutto il paese; ed essi erano sostituiti da creature del nuovo padrone. Non vi fu nessuna sollevazione, da nessuna parte.
   Ed ecco, adesso, quale fu la nostra sorte.
   Maartens, ed i tre marinai catturati con lui, furono condotti a Keijo, sputacchiati dalla canaglia di tutti i villaggi e di tutte le città che attraversarono. Poi furono sepolti, fino al collo, nel terreno della Grande Piazza, che si stendeva davanti al Palazzo imperiale. Venne dato loro da bere, per prolungarne l'esistenza e perchè potessero, più a lungo, sospirare il cibo, fumante e saporito, ehe si metteva loro davanti, cambiandolo una volta all'ora, per tentarli maggiormente. M'hanno assicurato che il vecchio Maartens sopravvisse per ultimo e non rese l'anima che dopo quindici giorni.
   Kim ebbe le ossa spezzate, e le giunture slogate, ad una ad una, per opera di sapienti torturatori, e fu, anch'egli, molto lento a morire.
   Hamel, che IChong-Mong-ju indovinò essere il cervello che aveva agito per me, fu battuto a morte, fra i clamori giocondi della plebaglia di Keijo.
   Il Gran sacerdote Yunsan morì coraggiosamente, e la sua fine fu degna di lui. Stava giocando agli scacchi, col custode della sua prigione, quando il messaggero dell'imperatore, o piuttosto di Chong-