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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il, VAGABONDO DELLE STELLE
   205
   Il movimento delle maree era, in Corea, dei più curiosi. Sulla costa nord-est, il mare non saliva o scendeva che un piede appena; sulla costa ovest, invece, la differenza tra il flusso e il riflusso raggiungeva sessanta piedi. La Corea non possedeva flotta mercantile per il commercio coll'estero. Le navi indigene non lasciavano mai le coste, in cui gli stranieri, da parte loro, non approdavano mai. Questa politica d'isolamento durava da tempo immemorabile. Soltanto qualche .volta, ogni dieci o vent'anni, arrivavano degli Ambasciatori cinesi; non per via di mare, ma per teìra, contornando il Mar Giallo, e scendendo la Strada dei Mandarini fino a Keijo. Il loro viaggio, fra andata e ritorno, durava un anno.
   Lo scopo della loro visita era di esigere, dall'imperatore coreano, il riconoscimento fittizio de^ suo antico vassallaggio verso la Cina.
   Frattanto, Hamel non si riposava negli ozi di Capua. Si preparava ad agire, ed i suoi progetti si precisavano di giorno in giorno. In mancanza delle nuove Indie che non avevamo trovato, si rifaceva sulla iCorea. Non si confidava molto con me, ma quando cominciò a manovrare perchè io diventassi ammiraglio della flotta di giunche del Cho-sen, e ad informarsi con precisione dei segreti arcani del Tesoro imperiale, potei indovinare quali erano i suoi piani.
   Quanto a me, non tenevo affatto a lasciare la Corea, a meno che non fosse in compagnia della signora Om. Mi confidai a lei, su questo argomento. Essa mi rispose, stringendomi con passione fra le braccia, che io ero il suo re, e che m'avrebbe seguito dovunque fossi andato.