Il, VAGABONDO DELLE STELLE
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10 allontanavo dai miei colloqui con la signora Om. Mi contentavo di riferirgli quello che era avvenuto nei nostri colloqui intimi; tacendo, beninteso, gli episodi di tenerezza che non lo riguardavano affatto.
Credo che, in fondo, ad Hamel non rincrescesse che io mi assumessi da solo la responsabilità ed i rischi della commedia che si stava giuocando. Se riuscivo, anche la sua fortuna era fatta. Se, al contrario, perdevo, non aveva più che da ritirarsi in pace nel suo guscio. Tale era, ne sono convinto, il suo prudente ragionamento. Non lo salvò però dal comune disastro, come vedrete fra poco.
A Kim, ripetevo continuamente :
— Aiutatemi! Per riconoscenza, esaudirò tutti i vostri voti. Desiderate qualcosa?
Mi dichiarò che desiderava comandare i « Cacciatori di tigri », incaricati della guardia del Palazzo imperiale,, di cui la sorte sarebbe ormai nelle sue mani.
— Un po' di pazienza! -- risposi con gravità, -w
11 vostro' voto sarà esaudito : vi dò la mia parola.
Come avrei realizzato la mia promessa, non lo
sapevo. Non avendo niente da dare, m'ero mostrato, senza esitazione, magnanimo e generoso. Il più curioso si è che venne un giorno in cui realmente Kim ottenne il comando dei « Cacciatori di tigri ». Ed egli p.ure non ebbe ragione di lodarsene.
Abbandonai dunque, praticamente, ad Hamel e a Yunsan, che erano entrambi dei profondi politicanti, la ciTra di combinare i loro intrighi e muovere le loro batterie. Io avevo, prima di tutto, un'amante, e la mia sorte era indubbiamente più invidiabile della loro. Vi figurate bene la mia^si-^ tuazione? Era quella di un marinaio, per tanto tempo sbattuto dalle tempeste, che adesso se la godeva, mangiava e beveva del vino in compagnia dei