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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   196-4
   JACK LONDON
   — Sta benel sta bene! — disse. — Non statemi a raccontare delle storie per bambini. Sappiate che voi siete, per me, qualcosa di più e di meglio che un discendente della casa dei Koryu. Voi siete...
   Si fermò, ed io attesi, osservando la crescente arditezza del suo sguardo. Dopo un istante, terminò la frase :
   — Voi siete... Tu sei un uomo! Un uomo in piedi davanti a me, come non ne ho mai immaginato, nemmeno nei sogni più voluttuosi delle mie notti.
   Signore! Che cosa poteva fare, davanti ad una simile confessione, un povero marinaio? Il povero marinaio, lo confesso, arrossì terribilmente sotto la sua pelle abbronzata dal mare. Gli occhi della signora Om diventarono due pozzi di malizia birichina e provocante, mentre, con tutte le mie forze, mi trattenevo dall'abbracciarla.
   Finalmente, si mise a ridere, d'un ridere che faceva sempre più venir l'acquolina in bocca, e battè le mani. Era un segnale che l'udienza era terminata.
   Tornai a trovare Hamel, che avevo il cervello completamente sconvolto.
   — Ah, la donna! — egli esclamò, dopo lunga e profonda meditazione.
   E mi guardò con un grosso sospiro d'invidia, sul significato del quale non potevo ingannarmi.
   — La donna, sì... — riprese. — Sono i tuoi muscoli, Adamo Strang, il tuo collo taurino, i tuoi capelli d'oro fulvo, che l'hanno conquistata! È un magnifico giuoco, che devi spingere a fondo. E, se vinci la partita, tutto andrà bene, per tutti noi. Voglio darti, se lo permetti, qualche altro consiglio sul modo di comportarti con lei.
   Mi sentii quasi offeso. Per quanto fossi un povero marinaio, ero un uomo, e non avevo bisogno