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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   194-4
   JACK LONDON
   bacini fioriti di loto, ed una moltitudine d'alberi tre volte centenari, coś sapientemente rimpiccioliti dall'arte dei giardinieri, che raggiungevano appena la mia statura. Dei ponti di bronzo, coś delicati e coś finemente lavorati che sembravano uscire dal laboratorio di un orefice, erano gittati sui bacini e sui fiori di loto. Un boschetto d'alti bambù nascondeva l'abitazione della signora Om.
   La testa mi girava. Per quanto fossi un semplice marinaio, non ero indifferente alle belle donne, e provavo, penetrando in quella superba e misteriosa dimora, un sentimento che era ben diverso da una banale curiosità. Avevo udito delle storie d'amore, che raccontavano come degli uomini del popolo fossero stati scelti da regine, e mi chiedevo se non fosse giunta l'ora della mia buona fortuna, che confermerebbe la verità di questi racconti.
   La signora Om non perse tempo in presentazioni superflue. Era circondata da uno sciame delle sue donne. Ma non presṭ alla loro presenza maggiore attenzione di quella che presta un carrettiere al suo cavallo. Mi fece sedere al suo fianco, sopra delle morbide stuoie, che trasformavano in letto metà della camera; poi ordiṇ che mi si portasse del vino e dei dolci. Il tutto fu servito su piccoli tavolinetti, alti un piede, e incrostati di perle.
   Signore Iddio! Mi bastava guardare i suoi occhi, per comprendere i suoi sentimenti verso di me. Ma, alto là! La signora Om non era una sciocca. Aveva la mia età, come ho detto, trent'anni, e la serietà che conviene a questa età. Sapeva quel che voleva, e quel che non voleva. Per questo stesso motivo, non s'era mai maritata, malgrado la pressione che aveva potuto esercitare sopra di lei una Corte asiatica.
   Avevan preteso di costringerla a sposare un su>o lontano cugino, appartenente alla grande famiglia dei Min, che si chiamava Chong-Mong-ju. Egli non