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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il, VAGABONDO DELLE STELLE
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   Non era ancora trascorsa la prima giornata, che Yunsan, il Gran sacerdote buddista, mi faceva chiamare. Ordinò, quando fui dinanzi a lui, che fossimo lasciati soli. Eravamo seduti entrambi su delle stuoie robuste, in una camera scura.
   Che uomo, quello Yunsan! Che spirito delicato ed acuto! Si mise, subito, a scrutare la mia anima in tutte le sue profondità. Era molto bene informato su tutti gli altri paesi dell'universo e sapeva delle cose di cui nessuno, in Corea, aveva neppure l'idea che esistessero. Credeva alla favola della mia nascita? Non potei mai capirlo. Non potei mai penetrare nel suo spirito. Il suo viso, impassibile come un bronzo, non lasciava nulla indovinare dei suoi intimi sentimenti.
   Quello che pensava Yunsan, non lo sapeva che lui. Ma, dietro questo sacerdote poveramente vestito, e magro, sentivo il potere effettivo che comandava, ad un tempo, nel Palazzo imperiale ed in tutta la Corea. Compresi pure, nel corso del nostro colloquio, che egli si proponeva di servirsi di me, che pensava ch'io potevo essergli utile.
   Agiva per proprio conto, o per quello della signora Om? Era una questione che, per il momento, non mi curavo di studiare. Vivevo, secondo il mio temperamento, nell'ora presente, senza preoccuparmi di prevedere o di prevenire, se occorreva, dei fastidi futuri.
   Poi, fu la signora Om, che, a sua volta, mi mandò a chiamare. Seguii, per recarmi da lei, un eunuco dal volto liscio e dal passo-felino^ed_attravér-sai con lui i lunghi corridoi silenziosi, che conducevano all'appartamento che essa occupava.
   Era alloggiata come si conviene ad una Principessa del sangue, e possedeva, per il suo solo uso, un vero palazzo. Un parco lo circondava, con dei
   Il vagabondo delle stelle.
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