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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   188-4
   JACK LONDON
   Hamel, trascinandosi dietro le tre ballerine che l'avevano provocato, si precipitò verso di me, mormorandomi :
   — Per amor di Dio, cerca di tare impressione, e di cavarci da questo imbarazzo...
   Ho detto che mormorò, perchè ogni volta che apriva la bocca per parlare, le tre ballerine gliela empivano di dolciumi.
   Continuò, alla meglio, inchinando alternativamente la testa a destra e a sinistra, per evitare le mani piene di dolciumi, e accanite:
   — Queste buffonate sono deplorevoli per la nostra dignità. Ci rovineranno. Siamo ridotti allo stato di animali domestici. T'invidio e mi rincresce di non poterti imtare nella tua resistenza. Ah, queste sciocche! Continua a farti rispettare da loro; e facci rispettare anche noi...
   Tacque, per forza, perchè le terribili ragazze gli avevano completamente empita la bocca di dolci.
   Tuttavia, avevo compreso, e la mia naturale audacia si accrebbe. Un eunuco che, dietro a me, mi solleticava il collo con una lunga piuma, mi fece decidere. Le giovani ballerine, che non erano riuscite a niente con me, osservavano con occhio curioso il maneggio dell'eunuco. Riuscirebbe, dov'esse erano fallite? Non lasciai trasparir niente dei miei propositi. Ma, ad un tratto, rapido come una freccia, senza nemmeno voltare la testa e il corpo, allungai il braccio e diedi al bonuomo, in piena faccia, un potentissimo ceffone.
   Si udì uno ^scricchiolìo, come una tavola schiantata dalla tempesta, e l'eunuco rotolò su se stesso, come una palla, e non si fermò sul pavimento che a dodici piedi di distanza.
   Le risate cessarono, facendo posto a dei gridi di sorpresa. Udii susurrare: « Yi-Yong-ik! ». Incrociai le braccia e rimasi fermo, superbo d'orgoglio.