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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   co che impegnai. Ma, se io fui il braccio, Hamel fu il cervello che ordinò tutto.
   Fino a Keijo, il paese che percorrevamo era dominato da alte montagne nevose, sul fianco delle quali si aprivano numerose e fertili vallate. Era seminato di città fortificate, simili a iChong-ho, e dove facevamo sosta dopo ciascuna delle nostre tappe. Ogni sera, di vetta in vetta, si accendevano, al cader del giorno, dei segnali luminosi, là cui fiamma correva per tutta la contrada. Kim non mancava d'osservare con attenzione queste catene di fuoco che, dalle coste alla capitale, rosseggiavano, portando verso l'Imperatore i loro messaggi. Una sola fiamma per fanale, significava che il paese era in pace. Due fiamme annunziavano una rivolta o una invasione straniera. Mai, durante il nostro viaggio, vedemmo più d'una sola fiamma.
   Mentre cavalcavamo, Vandervoot, che chiudeva la marcia, non cessava di ammirare e di meravigliarsi. E sempre più domandava:
   — Dio del cielo! Cos'altro ancora?...