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JACK LONDON
che era seduto per terra, molto occupato ad esaminarsi un panereccio che aveva in un dito. L'olandese Tromp era un balordo, lento nei suoi g?sti, come nei suoi pensieri. Prima ancora che avesse capito di che cosa si trattava, la tavola si apri come un paio di forbici; poi si richiuse, solidamente ribadita, intorno al suo collo.
Comprendendo la sua triste situazione, Tromp si mise a muggire come un toro, e a ballare con una tale frenesìa che occorse allontanarsi, per far posto a lui ed alla tavola, che girava come una trottola.
La situazione, da quel momento, si guastò. Era chiaro che Kwan-Yung-Jin aveva intenzione di metterci tutti alla gogna; e la battaglia cominciò. Ci battevamo, a pugni nudi, contro un centinaio di soldati armati, e contro gli abitanti del villaggio, che si erano uniti a loro; mentre Kwan-Yung-Jin stava in disparte, avvolto nella sua seta, con fiero disdegno.
Fu allora che io mi guadagnai il nome di Yi-Yong-ik, l'Onnipotente. I miei compagni avevano già fatto la loro sottomissione ed erano già stati messi alla gogna, quando io lottavo ancora. I miei pugni erano duri come magli, e per dirigerli avevo dei solidi muscoli ed una volontà altrettanto solida. Avevo subito compreso, con mia grande gioia, che i Coreani ignoravano completamente l'arte della boxe, tanto per l'attacco, quanto per la difesa. Io li abbattevo come tanti birilli, ed essi piombavano in mucchio, gli uni sopra gli altri.
Non avrei rispettato nemmeno Kwan-Yung-Jin. Essendomi lanciato contro di lui, i suoi servitori si interposero e lo salvarono. Erano degli esseri molli. Picchiando nel mucchio, li inviai a rotolare a destra ed a sinistra, e ridussi in condizioni pietose tutti i loro abiti di seta. Ma soldati e paesani, tor-