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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LCKBON
   v'è stato spìnto dalla sete di lucro e di rapina, la riuscita delle sue imprese la debba alla sua folle spensieratezza.
   Quel che avevamo visto fino allora della terra di Cho-Sen, — (che bel nomel non potevo proprio scegliere meglio...) (1) — non era proprio fatto per eccitare molto il nostro entusiasmo. Se quei miserabili pescatori erano un vero campione dei suoi abitanti, non ci voleva molto a capire perchè quel paese avesse così poco attirato i navigatori stranieri.
   C'ingannavamo. Il villaggio in cui eravamo faceva parte di un'isola, e quelli che vi comandavano avevano senza dubbio spedito un messaggio sul continente. Un bel mattino, infatti, tre enormi giunche a due alberi, le cui vele latine erano fatte di treccie di paglia di riso, gettarono l'ancora a breve distanza dalla spiaggia.
   Quando i canotti che se ne staccarono ebbero approdato, gli occhi del capitano Maartens si spalan-earono smisuratamente, perchè una seta magnifica gli splendeva davanti.
   Era sbarcato un forte e bel Coreano, vestito di seta da capo a piedi, d'una seta multicolore, dai riflessi pallidi, ed era circondato da una mezza dozzina di servitori ossequiosi, anch'essi vestiti di seta.
   Questo nobile personaggio si chiamava Kwan-Yung-Jin, come seppi più tardi. Era un yang-ban, cioè un nobile. Esercitava le funzioni di magistrato o governatore della provincia da cui dipendeva l'isola. Impiego molto lucrativo, s'intende, perchè egli calcava fortemente la mano sui suoi amministrati.
   Un centinaio di soldati, a dir poco, sbarcarono ai
   (1) Chosen, in inglese, significa «scelto»; da ciò il giuoco «ti fole dell'autore. (jv. d. n