Il, VAGABONDO DELLE STELLE
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vano in pipe dal fornello minuscolo, ma con una cannuccia lunga quasi un metro.
Fabbricavano pure una specie di beveraggio, che si prendeva caldo, ed aveva l'apparenza dei latte. Se se ne prendeva una dose un po' più forte, dava rapidamente alla testa. Dopo averne bevuto una enorme quantità, mi ubbriacai e mi misi a cantare, ciò che, per tutti i marinai del mondo, è il modo abituale di manifestare la propria ubbriachezza. Incoraggiati da questo bel successo, i miei compagni mi imitarono, e ben presto ci mettemmo tutti a ruggire, senza preoccuparci della tormenta di neve che infuriava al difuori, completamente dimentichi anche d'essere stati gettati sopra una terra sconosciuta, abbandonata da Dio.
Il vecchio Giovanni Maartens rideva a crepapelle; faceva, cantando, il rumore d'una tromba, e si batteva con forza le cosce, in compagnia dei migliori uomini della nostra banda. Hamel, di solito impassibile e compassato come tutti gli olandesi, dalla piccola faccia bruna in cui lucevano due occhi simili a perle nere, si abbandonava anch'egli a mille follìe.
Come fanno sempre i marinai ubbriachi, egli levava dalla sua tasca tutto il danaro che era riuscito a salvare, per comprare dell'altro beveraggio lattiginoso. La nostra condotta era vergognosa. E le donne non finivano di portarci da bere, mentre la stanza si empiva di tutto il pubblico che poteva «farci, per assistere alle nostre espansioni buffonesche.
Così il capitano Maartens, il suo socio Hamel, i loro tredici uomini ed io stesso, facemmo un baeca-no indiavolato, e gridammo con tutte le nostre forze, nel piccolo villaggio coreano, mentre fuori il vento invernale soffiava rabbiosamente sul Mar Giallo. L'uomo bianco ha fatto vittoriosamente il giro del pianeta che lo porta. Io credo, in verità, che se esss