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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il, VAGABONDO DELLE STELLE
   171
   era suo apparteneva al capitano Maartens, e viceversa. Questi parlava un po' l'inglese, ed Hamel poco di più. I marinai, in compagnia dei quali vivevo, non parlavano che l'olandese. Ma state sicuri che io facevo presto ad imparare tutte le lingue, prima l'olandese, poi, come vedrete, anche il coreano!
   Dopo avere navigato molto faticosamente, arrivammo ad un'isola appartenente al Giappone, che non era segnata .sulla nostra carta. Gli abitanti non vollero avere nessun rapporto con noi. Due funzionari con una veste di seta a strascico, e la spada al fianco, vennero a bordo e ci invitarono, molto garbatamente, ad allontanarci al più presto. Sotto l'affettazione melliflua delle loro maniere e dei loro discorsi, traspariva l'ardore bellicoso della loro razza, e noi ci affrettammo ad obbedire.
   Attraversammo senza ostacoli gli arcipelaghi giapponesi, ed arrivammo al Mar Giallo, facendo rotta verso la Cina.
   Lo « Sparviero » era una vecchia, sudicia e abominevole carcassa, che trascinava ai suoi fianchi e sotto la chiglia tutta una capigliatura marina. Il suo cammino era fortemente ostacolato e ritardato. Quando si pretendeva di farlo cambiar direzione, rimaneva fermo, ballonzolando, come un pezzo di legno buttato nell'acqua. Una chiatta di fiume, paragonata ad esso, era rapida nei suoi movimenti. Quando c'era vento, metteva un buon quarto d'ora a virare, e tutto l'equipaggio doveva manovrare a gran forza.
   In seguito ad un uragano terribile che, per qua-rantott'ore continue, ci aveva fatto spaventosamente soffrire, il vento era improvvisamente cambiato. Lo « rSparviero » aveva rifiutato di obbedire al timone e, preso di fianco, se ne andava alla deriva.
   Andavamo verso terra, nella chiarità glaciale dì