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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL VAGABONDO DELLE ^STELLE
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   no incapaci di dirle dove il vecchio padre avrebbe potuto trovare un posto sicuro, o scoprire una miniera d'oro, o guadagnare ad una lotteria. Sfido, io! Non le raccontavano che pettegolezzi. Per esempio, che lo zio di mio padre aveva il gozzo, o che suo nonno era morto di tisi galoppante; o che noi si cambierebbe casa entro quattro mesi. Non c'era niente di straordinario, a dir questo, dal momento che, in media, noi cambiavamo alloggio sei volte all'anno!
   Ritengo che se Oppenheimer avesse avuto la fortuna, da giovane, di ricevere una buona educazione, sarebbe certamente diventato un grande scienziato, un pensatore dei più illustri. Era un uomo positivo, che credeva soltanto ai fatti ben dimostrati, La sua logica era inesorabile, benché un pS1 fredda. — « Prima di tutto, io voglio vedere ». — Tale era la regola che gli serviva per giudicare tutte le cose. Non aveva la minima fantasia, e nessuna fede. Morrell lo aveva già notato, da parte sua. La mancanza di fede aveva impedito ad Oppenheimer di riuscire, colla camicia di forza, nell'esperienza della « piccola morte »,