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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   166-4 JACK LONDON
   — Così, — domandò Oppenheimer, — tu eri stato capace di leggere quello che c'era scritto sull'insegna?
   — Evidentemente, l'ho letto, — rispose Morrell.
   — Altrimenti, come avrei potuto sapere che il nome del proprietario era cambiato?
   — Benissimo! — ribattè l'incredulo Oppenheimer.
   — Il tuo ragionamento è inconfutabile. Ma io chiedo una prova di più. Fra qualche tempo, quando avremo dei guardiani un po' più ragionevoli, tu ti farai mettere la camicia di forza, abbandonerai il tuo corpo, e andrai a fare un giretto a San Francisco. Scivola, fra le due e le tre del mattino, nei dintorni della Terza Strada e del Mercato; è l'ora in cui escono i giornali del mattino. Leggi le ultime notizie. Poi torna velocemente a San Quintino, precedendo il rimorchiatore che attraversa la Baia e che porta i giornali. Informami di quanto avrai letto. Io mi procurerò poi, per mezzo di un guardiano, uno di questi giornali. Se troverò esatto tutto quello che m'avrai detto, giungerò le mani, e accetterò poi come verità di Vangelo, tutto quello che mi racconterai delle tue passeggiate.
   Era questa, infatti, una eccellente prova, ed io non potei che approvare Oppenheimer, dichiarando a mia volta che tale esperienza sarebbe, decisiva. Morrell rispose che vi si sarebbe prestato volentieri. Ma gli ripugnava lasciare inutilmente il suo corpo. Non lo farebbe che se, un giorno, avesse meritato la camicia di forza, al difuori della sua volontà, e se realmente soffrisse troppo.
   Oppenheimer osservò :
   — Vedete come sono tutti! Non vogliono mai spiegare apertamente i loro sistemi! Mia madre credeva agli spiriti. Quand'ero bambino, non cessava di evocarli e d'interrogarli, chiedendo loro dei consigli. Ma non ne ha mai cavato niente di buono. Era-