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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   164-4 JACK LONDON
   Credo che a quell'epoca 'non pesassi più di novanta libbre. Due anni prima, quando si rinchiusero sopra di me le porte della prigione di San Quintino, ero centosessanta libbre. Avevo dunque perduto, pare, tutto quel che potevo perdere. Non sembrava possibile che perdessi un'oncia di più, e continuassi a vivere. Tuttavia, nei mesi che seguirono, oncia per oncia, continuai a diminuire di peso, fino ad avvicinarmi, secondo il mio calcolo approssimativo, piuttosto ad ottanta che a novanta libbre.
   C'è della gente che si stupisce nel vedere a qual punto certi uomini possono ostinarsi. E questione di allenamento. Il direttore Atherton era un uomo duro, e la sua durezza m'induriva a mia volta. Per contraccolpo, la mia ostinazione reagiva sulla sua, e l'accresceva.
   Per quanto facesse, non riuscì però a farmi morire. Se ora morirò, è perchè una legge precisa ed un giudice implacabile, che l'ha applicata, m'hanno condannato alla forca, per avere dato un pugno ad un secondino. Fino all'ultimo istante, protesterò sempre che il naso di quel guardiano aveva una speciale attitudine a sanguinare. Quando gli diedi quel pugno, i miei occhi palpitavano alla luce, come quelli d'un pipistrello, ed io ero, letteralmente, uno scheletro, barcollante sopra una specie di piedi. Come avrei potuto picchiar forte? Qualche volta mi domando se quell'infelice naso ha realmente sanguinato. Beninteso, Thurston l'ha solennemente giurato, alla sbarra dei testimoni. Ma ho visto dei secondini spergiurare delle cose ancora più false.
   Morrell ardeva di sapere se avevo continuato con buon esito le mie esperienze. Ma solo la notte seguente, quando « Faccia di torta » fu venuto a dare il cambio a Smith, potei iniziare seriamente la conversazione coi miei due compagni. Quand'ebbi terminato il mio racconto, Oppenheimer dichiarò :