162-4
JACK LONDON
re Atherton. — Non vi serviranno a niente! Non so che cosa mi trattenga dal picchiarvi, voi che battete tutti i « records » della camicia di forza!
— Il fatto si è, — intervenne il dottore Jackson,
— che io non ho mai inteso parlare di un uomo che sorride, dopo dieci giorni di camicia di forza.
— È un bluff! lo ripeto... — ribattè il direttore.
— Slegalo, Hutchins.
Mormorai a bassa voce, perchè la vita in me era diventata cosi debole, che mi occorreva adunare il poco di forze che mi restavano, e aggiungervi tutta la mia volontà:
— Perchè tanta fretta, direttore? Non ho nessun treno da prendere... E mi trovo così comodo nella mia situazione, che preferisco mille volte non esser disturbato.
Tuttavia mi slegarono e mi rotolarono sul pavimento, fuori della fetida camicia di forza, come un pacco inerte e impotente.
Il capitano Jamie si chinò sopra di me.
— Non mi meraviglio, — disse, — che si trovasse bene là dentro. Non sente niente. E paralizzato.
— Paralizzato come la vostra vecchia nonna! — sogghignò il direttore. — Vi dico che si tratta di un bluff! Mettetelo un po' in piedi e vedrete se non si regge.
Hutchins e il dottore riunirono i loro sforzi per raddrizzarmi.
Quando fu fatto, Atherton comandò :
— Adesso, lasciate andare!
La vita non aveva potuto, naturalmente, tornare d'un solo colp-^ nel mio corpo, che, per dieci giorni, era stato come morto. Il risultato fu che, non essendo padrone della mia materia, vacillai sulle ginocchia, barcollai a destra ed a sinistra e, finalmente, andai a sbattere la fronte contro il muro della mia cella.