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voltarono le briglie e tornarono, a galoppo, a portare la notizia.
Essa toglieva ai nostri cuori ogni speranza. Erano proprio gli uomini bianchi, che avevano spinto contro di noi gii Indiani. Il peggiore fra i pericoli, quello che pił temevamo da tempo, si abbatteva sopra di noi.
Frattanto, alcuni dei nostri, lasciato il riparo dei carri, andarono alla sorgente, per cercarvi dell'acqua. Le pallottole crepitarono intorno a loro. La sorgente non era lontana pił d'una trentina di metri. Ma la strada che vi conduceva era sotto il fuoco degli Indiani, che s'erano appostati a terra, dalle due parti. Per fortuna, non erano degli scelti tiratori, ed i nostri riuscirono a portare l'acqua, senza esser stati toccati.
Eravamo tutti installati nella fossa e, abituati com'eravamo ad una rude esistenza, ci trovavamo abbastanza bene. Certo la cosa non era allegra per le famiglie di coloro che erano stati uccisi o feriti, e bisognava curare questi ultimi.
Sempre spinto dalla mia insaziabile curiositą, mi allontanai furtivamente dalle gonnelle della mamma, e feci in modo di osservare tutto quel che succedeva.
Degli uomini erano occupati, in un punto della grande fossa, a scavare una buca. Nove cadaveri, sette d'uomini e due di donne, vi furono seppelliti. Soltanto la signora Hastings, quando si ricoprirono i corpi, espresse clamorosamente il suo dolore. Aveva perduto il marito ed il padre. Piangeva e si lamentava, a gran grida. Le altre donne faticarono molto a calmarla.
Adunati verso l'est, sopra una bassa collina, do-v« si distinguevano facilmente, gli Indiani continuavano a discutere, in un mormorio formidabile. Ma, salvo qualche fucilata che ogni tanto tiravano contro di noi, non oi attaccavano.