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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XIV.
   IL SUPPLIZIO DELLA SETE.
   Parecchie volte, nel corso della mattinata, osservammo dei nugoli di polvere che s'inalzavano in lontananza e tradivano la presenza d'un numero notevole d'uomini a cavallo. Tutti convergevano verso di noi e sembravano avvolgerci da tutte le parti. Ma non potevamo distinguer nessuno.
   Uno di quei nugoli, dopo essersi avvicinato più degli altri, si allontanò e non ricomparve più. Si capì subito che si trattava del nostro bestiame, che trascinavano via. I nostri quaranta carri, Che avevano valicato le Montagne Rocciose e attraversato metà del continente americano, diventavano impotenti. Le poche bestie che erano rimaste, durante la notte, nell'interno dell'accampamento, erano fuggite al rumore delle fucilate. Ed era una sciagura irreparabile, più ancor dei morti che avevamo da deplorare. Senza animali da tiro, i nostri carri non potevano andare più lontano.
   A mezzogiorno, Labano tornò da, una seconda pattuglia. Aveva visto una nuova banda d'Indiani, che arrivava dal sud. Cercavano di circondarci. In questo stesso momento, scoprimmo una dozzina di uomini bianchi che galoppavano sui loro cavalli, sopra la cresta d'una piccola collina, non molto loDtana, da cui ci dominavano e ci osservavano.