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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il, VAGABONDO DELLE STELLE
   131
   Tutta la carovana pensava come lui, ed egli aveva interpretato il sentimento generale. Tutte le donne, passando davanti alla piccola tomba, si chinavano fuori dei carri, mostravano le loro braccia scarne, scuotendo i pugni ossuti e deformati dal lavori, e manifestavano il loro odio contro i mormoni. Un uomo che andava a piedi, e aveva l'incarico di stimolare i buoi del carro che seguiva il nostro, agitò il suo pungolo verso Cedar City, scoppiando in una risata. E questa risata era più lugubre ancora che tutti i clamori d'odio.
   Mentre la carovana continuava il suo cammino, io rimasi a lungo a guardare indietro, verso Laba-rio, sempre in piedi sulle sue staffe, davanti alla tomba del piccino. Sinistro, straordinariamente sinistro, egli era, coi suoi lunghi capelli, le sue scarpe e le sue ghette sbrendplate. La sua camicia di pelle di daino era così vecchia, e così logorata dal tempo, che si sfaldava in filamenti stracciati, i quali sostituivano le belle frange di cui un giorno era ornata. Labano, nel suo insieme, aveva l'aspetto di una bandiera lacera, che cadeva a pezzi.
   Ma quello che specialmente attirava i miei sguardi infantili erano, alla sua cintola, dei grossi ciuffi di capelli che penzolavano. Quando .pioveva, diventavano di un nero brillante. Sapevo che erano altrettante capigliature d'indiani e la vista mi faceva sempre fremere.
   — Gli fa bene, sfogare un po' la sua bile! — di ceva mio padre. — Da molto tempo m'aspettavo di vederla esplodere. ,
   Io dissi:
   — Mi augurerei che tornasse indietro e ci portasse un paio di chiome scotennate di quei cattivi sog getti che abbiamo lasciato!
   Mio padre mi guardò, e con un sorriso sardonico disse :