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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il capitano Jamie e il dottore abbozzarono un ghigno ironico. Poi Atherton aprì la marcia, ed il quartetto si dileguò.
   Rimasto solo, mi affrettai a ripiombare nell'oscurità ed a ripartire per Nephi. Avevo un furioso desiderio di conoscere il destino dei nostri quaranta carri, attraverso una terra ostile e desolata.
   Una parola ancora, prima di riprendere il mio racconto. In tutti i viaggi attraverso le mie esistenze anteriori, non ho mai potuto dirigerne nessuno verso uno scopo determinato. Queste reviviscenze si sono sempre prodotte fuori dell'influenza precisa della mia volontà. Una ventina di volte, ho reincarnato il piccolo Jesse. M'è accaduto di riprendere involontariamente la sua esistenza quando era un piccolo bambino nell'Arkansas.
   Per maggior chiarezza, in questo caso come negli altri, ho riunito insieme tutte le fasi di queste successive resurrezioni del passato.
   Molto prima dell'aurora, l'accampamento di Nephi fu in grande movimento. Il bestiame era stato fatto uscire dal cerchio, per esser condotto a bere ed a pascolare. Gli uomini slegavano le ruote dalle catene e tiravano i carri per svincolarli uno dall'altro, affinchè i buoi da tiro vi fossero poi comodamente attaccati.
   Le donne preparavano la colazione, intorno a quaranta fuochi. I ragazzi, nel freddo dell'alba, si radunavano intorno alla fiamma, facendo posto, qua e là, agli uomini dell'ultimo turno della guardia di notte, che aspettavano il caffè, cogli occhi ancora assonnati.
   I preparativi della partenza erano lunghi, per una carovana numerosa come la nostra. Così il sole era sorto già da un'ora, e il suo calore cominciava a diventare intenso, quando ci avviammo fuori di Nephi e continuammo il cammino attraverso il deserto sabbioso e petroso.