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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   [L VAGABONDO DELI.E STELLE
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   ta, distrutti. Voi lo sapete, Hamilton, e tutti qui lo sanno.
   Tutti, infatti, erano del suo parere. I suoi com. pagni, nel turbamento della situazione presente, e nella disperazione della loro angoscia, lo avevano soltanto dimenticato.
   Mio padre riprese:
   — Nessuno è più pronto di me a combattere per quello che è> doveroso e giusto. Ma adesso non è il caso. Non possiamo offrirci il lusso di un'inutile battaglia. Non abbiamo nessuna probabilità in nostro favore. Il nostro dovere, compagni, è di non esporre ad un pericolo inutile le nostre donne ed i nostri figli. Noi dobbiamo restar calmi ad ogni costo e sopportare in silenzio tutte le villanie rivolte contro di noi.
   — Ma che ne sarà di noi, in questo caso, col deserto vicino? — chiese una donna che allattava un piccolo.
   — iCx sono parecchie altre colonie di bianchi, prima del deserto, — rispose mio padre. — Fillmore è a sessanta miglia verso il sud. Poi viene Corn Cruk eppoi, a quaranta miglia di là, Beaver. Infine c'è Parowan. Allora soltanto venti miglia ci divideranno da Cedar City. Più ci allontaneremo dal Lago Salato, e maggior probabilità avremo che ci si vendano dei viveri.
   La donna insistè.
   — E se ci si rifiutano dappertutto?
   — Allora non avremo più a che fare coi Mormoni. Cedar City è l'ultima loro colonia. Non abbiamo che una cosa da fare : continuare la nostra strada, e ringraziare la nostra buona stella quando non li vedremo più. A due giornate di qui si trovano dei buoni pasco.li e dell'acqua. Quella regione si chiama « Praterie delle Montagne ». È un territorio che non appartiene a nessuno, dove non vive nessuno. Dob-