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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fB
   JACK LONDON
   suoi capelli erano color «abbia, il suo viso raso fino al mento. Al disotto del mento, coprendo il collo e risalendo a collare fino agli orecchi, era una frangia di barba, dura e brizzolata.
   Mia madre non lo salutò. Egli pare non la saluta, contentandosi di restar là a di squadrarla. Poi apri bocca e disse, con voce di scherno:
   — In questo momento, lo giurerei, preferireste esser tornati sulle rive del Missurl!
   Vidi che mia madre si mordeva le labbra, per dominarsi.
   — Noi siamo dell'Arkansas, — essa rispose.
   Egli riprese :
   — Se avete ripudiato il paese che vi ha visti nascere, avrete avuto delle buone ragioni per farlo, voi che avete cacciato dalle rive del Missurì il popolo eletto dal Signore.
   Mia madre non rispose.
   Dopo avere atteso un poco, egli continuò:
   — Delle buone ragioni, certo, perchè adesso venite a gemere e a mendicare del pane presso coloro che avete perseguitati.
   Benché ancora piccino, io conoscevo già la collera, il corruccio atavico e rosso, sempre irresistibile e indomabile, che ero incapace di trattenere. Perciò risposi gridando, con voce stridula :
   — Voi mentite! Non siamo del Missurl e non gemiamo affatto. No, noi non siamo dei mendicanti! Abbiamo di che pagare.
   — Taci, Jesse, — intervenne mia madre, posando vivamente, benché a malincuore, la sua mano, sulla mia bocca.
   Poi, voltandosi verso lo straniero :
   — Andatevene, — disse, — e lasciate tranquillo questo ragazzo!
   Troppo rapidamente, stavolta, perchè mia madre potesse impedirmelo, essendomi allontanato, dalla