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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   [L VAGABONDO DELI.E STELLE
   117
   sto fare, le bestie erano condotte all'interno del cerchio, ed il carro che serviva da porta era rimesso a posto, poi incatenato agli altri.
   Mentre l'accampamento si ordinava, mio padre, ^ accompagnato da parecchi altri uomini, fra cui il
   vecchio dalla lunga capigliatura intrecciata, si diresse a piedi verso il molino. Mi ricordo che tutta la carovana, gli uomini che restavano, le donne ed anche i ragazzi, interruppero le loro occupazioni per guardarli partire. Tutti sentivano che la missione di cui erano incaricati questi ambasciatori era grave.
   Durante la loro assenza, sopraggiunsero degli stranieri, che erano degli abitanti del deserto di Nephi e che, essendo penetrati nell'interno dell'accampamento, cominciarono a circolarvi con aria spavalda.
   Questi visitatori erano dei bianchi, come noi. Ma il loro volto austero era cupo e duro, ed essi sembravano irritati contro di noi. Dell'ostilità fluttuava per aria, ed essi pronunziarono delle cattive parole, evidentemente premeditate, per eccitare la collera dei nostri uomini e specialmente dei giovani. Ma un avvertimento d'esser prudenti uscì dalla bocca delle donne, e fu rapidamente passata la consegna di non rispondere una parola.
   Uno degli stranieri s'avanzò verso il nostro fuoco, davanti al quale mia madre stava cucinando. Io arrivavo allora con una bracciata di sterpi. Rimasi immobile, ascoltando quel che sarebbe stato detto, e guardando fisso l'intruso, che odiavo, perchè sentivo l'odio nell'aria, perchè sapevo che non c'era nessuno fra noi che non odiasse quegli uomini dalla pelle bianca come la nostra, che erano la causa di aver dovuto fissare in cerchio il nostro accampamento.
   Lo straniero venuto al nostro fuoco aveva gli occhi azzurri, d'un azzurro duro e freddo, ed acuti. I