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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fB
   JACK LONDON
   davanti a me. Morrell m'aveva ben detto che aveva guadagnato la libertà dello spirito uccidendo il suo corpo. Ora, il mio corpo era morto quasi interamente, ed avevo la certezza che un'ultima concentrazione della mia volontà sulle parti ancora viventi finirebbero di farlo morire. Ma, questo era il problema di cui Morrell non m'aveva avvertito: dopo aver finito col mio petto, dovevo spingere l'operazione fino alla testa? In caso affermativo, non sarebbe avvenuto il divorzio completo e ineluttabile, per sempre, fra Darrell Standing e la sua spoglia materiale?
   Cominciai coll'ultima parte del mio petto e eoi cuore. La costrizione della mia volontà ottenne subito il suo effetto. Il cuore cessò di battere; o, almeno, non lo sentii più battere.
   Non fui più che un puro spirito, un'anima, una coscienza morale. Chiamate come volete questa cosa senza nome, che ha la sua sede in un cervello nebuloso, che occupava sempre il centro del mio cranio, ma che continuava ad allargarsi e ad estendersi al di là.
   Giunse allora un istante in cui, con dei lampi di luce negli occhi, mi staccai dalla terra e partii. D'un solo balzo, mi trovai ad avere scalato il tetto della prigione, il cielo dì California, e fui tra le stelle...
   Dico bene: le stelle. Camminavo fra loro. Ero un adolescente, vestito d'un abito leggero, dai colori freschi e delicati, che brillava dolcemente alla fredda chiarità stellare. Questo vestito era, ad un tempo, una reminiscenza di quelli, che nella mia infanzia, avevo visto alle cavallerizze dei circhi, e di quello che m'avevano insegnato che portavano gli angeli.
   Così vestito, percorrevo lo spazio interstellare, elettrizzato dall'idea che ero partito per un'immen-