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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   il vagabondo delle Stelle 83
   11 dottore Jackson, magro ed asciutto come un bastone, e che non aveva che una vaga infarinatura di scienza medica, si mostrava scettico sul risultato del trattamento usato con me. Egli insisteva ad affermare che la camicia di forza, per quanto spesso si adoperasse, non riuscirebbe ad uccidermi. Più affermava -questa opinione, e più il direttore Atherton si ostinava al giuoco e continuava.
   I tipi di questo genere, — dichiarava, — sono duri a morire. Ma io sarò più duro ancora. Senti, Standing: quello che hai provato finora non è che un giuoco da ragazzi, di fronte a quel che t'aspetta! Sai che io sono uomo di parola. Te l'ho già detto: «La dinamite, o la morte!» E lo confermo. Tocca a te, scegliere.
   Mentre « Faccia di torta », coi piedi sulla mia schiena, stringeva forte, ed io, dal canto mio, gonfiavo i muscoli per guadagnare un po' di respiro, tentai di balbettare:
   — Vi ripeto che non è per mio piacere che mi ostino a tacere. Non c'è niente da confessare. Mi taglierei da me stesso, in questo momento, la mano destra, per avere la soddisfazione di condurvi verso una dinamite qualunque, se sapessi dov'è.
   Atherton sogghignò:
   — Bene, bene... Ne ho già visti altri, colla testa dura come te. Sei come i cavalli caparbi: più si battono e più sono recalcitranti. Su, Jones, stringi ancora un poco, ti prego. Un occhiello di più! Standing, se non confessi, ci lascerai la pelle. E la mia ultima parola.
   Durante questo regime, imparai che lo stesso rigore aveva il suo compenso. Più l'uomo s'indebolisce, meno è suscettibile di sentire il dolore. La sofferenza, si smorza in un corpo debole. Gli uomini più forti sono pure quelli su cui le malattie esercitano maggiormente la loro violenza. E, mano a