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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   [L VAGABONDO DELI.E STELLE
   79
   Non dimenticherò mai, nè in questa vita, nè in quelle che seguiranno, l'addio di Filadelfo Red, quando lo liberarono, quel mattino, insieme a me, dopo settantaquattr'ore di camicia di forza.
   Mentre mi spingevano, tutto barcollante, nei corridoi, egli mi gridò :
   — Ebbene; vedi, fratello, che non sei morto, e che ti muovi ancorai
   — Silenzio, Red--grugnì il sergente.
   — Dimentica questo brutto quarto d'ora! — riprese Red.
   Il sergente si arrabbiò, e minacciò :
   — Red, ti metto a posto io!
   — Davvero? — ribattè Red, con dolcezza.
   Poi, improvvisamente, la sua voce si fece rauca e selvaggia:
   — Sei un buono a niente, un abbrutito! Da te sole, nella vita, saresti stato incapace di guadagnarti un pane, e meno ancora di ottenere il posto che occupi qui. E tuo padre, che t'ha spinto. E tutti sanno con quali sporchi sistemi tuo padre è riuscito a tarsi una posizione!
   La scena era grandiosa. L'uomo torturato si elevava al disopra del suo carnefice e sfidava i colpi a cui si esponeva.
   Poi, rivolgendosi a me :
   — Arrivederci, fratello! — disse Red. — Arrivederci, e sta bravo, d'ora in poi. Vogli bene al nostro direttore... Se hai occasione d'incontrarlo, non mancare di raccontargli che m'hai visto, e che, in camicia di forza, non sono mutato...
   Il sergente era livido dalla rabbia, e fece pagare a me, con degli spintoni e -dei calci, i sarcasmi di Red.