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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL VAGABONDO DELLE STFI.LE
   17
   —- Ti sbagli!. Sono molte e molte ore.
   — Fratello mio, te Io immagini. Lo credi in buona fede, ma non è così. Ti assicuro che non è ancora un'ora: li ho sentiti quando ti legavano.
   Mi sembrava incredibile. In meno di un'ora, avevo già subito mille morti. E il mio vicino, così padrone di sè, la cui voce era .così equilibrata, lo spirito così calmo che, malgrado la mia prima cattiva impressione, ne provavo come un senso benevolo di pace, era nella camicia di forza da cinquanta ore!
   Domandai :
   — Per quanto tempo ancora ti terranno qui?
   — Dio solo lo sa. Il capitano Jamie ce l'ha con me. Non mi scioglierà prima che io sia in agonia. Adesso, fratello mio, ti do un buon consiglio. La cosa migliore da fare, è di chiudere gli occhi e dimenticare. Gridare, urlare, non serve a niente. Procura, per esempio, di ricordarti di tutte le donne che hai avuto : passerai il tempo. Può darsi che tu ti senta girar la testa. Lasciala girare. Sarà ancora del tempo guadagnato. E quando avrai finito di pensare alle tue donne, pensa a tutti i manigoldi che han tentato di prendertele. Rifletti a quel che avresti fatto se ti fossero capitati sotto le mani, a quel che farai un giorno, se potrai ritrovarli...
   L'uomo che così mi parlava si chiamava Filadel-fo Red. Era un recidivo che scontava cinquantanni di reclusione, per rapina a mano armata, in piena via d'Alameda, Aveva già fatto dodici anni di galera. Fu tra i congiurati traditi da Gecil Winwood. La sua posizione, che andava migliorando, fu riperduta ad un tratto. È un uomo d'età matura, ed è sempre a San Quintino, Se riuscirà a sopravvivere, sarà un vecchio, il giorno in cui verrà rimesso in libertà.
   Io vissi, senza morirne, le mie ventiquattr'ore di camicia di forza. Ma, dopo d'allora, non mi sono