1 fB
JACK LONDON
La ragione vera che mi fece fare questa prima conoscenza con la camicia di forza, fu che, ultimo venuto nella prigione, m'indignai, pratico com'ero nell'arte di eliminare il lavoro inutile, dello sperpero di tempo e di fatica di cui ero testimone. Feci qualche osservazione a quell'inetto capo dello tessitura, che ignorava completamente il suo mestiere.
Infuriato, mi fece chiamare, in occasione d'un giro d'ispezione del capitano Jamie, ed esibì a questi, come se fossero lavoro mio, dei pezzi di stoffa ignobilmente lavorati. Ebbi un bel negare; non fui creduto. Tre volte, si replicò la cosa. Il terzo richiamo doveva esser punito secondo i regolamenti. La punizione si tradusse in ventiquattr'ore di camicia di forza.
Mi fecero discendere nei sotterranei, e ricevetti l'ordine di stendermi sulla tela, faccia a terra. Rifiutai. Allora, per farmi cedere, uno degli aguzzini, chiamato Morrisson, mi ficcò i suoi pollici in gola. Un altro, chiamato Mobins, anch'egli recluso, ma diventato uomo di fiducia, mi diede dei pugni, a parecchie riprese. Finalmente, cedetti, e feci quel che mi domandavano. La mia resistenza era dispiaciuta ai miei carnefici; e, per questo, strinsero i lacci più forte. Poi mi rotolarono sulla schiena, come avrebbero fatto d'un tronco di legno.
La prima impressione non mi parve troppo terribile. Essi rinchiusero, andandosene, la porta della mia cella, misero i chiavistelli con gran fracasso, e mi lasciarono nella completa oscurità. Erano le undici del mattino.
Per qualche minuto, non provai altro che un'incomoda costrizione di tutto il corpo, la quale mi parve dovesse calmarsi quando mi ci fossi abituato.
Ma a-vvenne il contrario. Il mio cuore si mise a battere violentemente e mi sembrò che i polmoni