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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fB
   JACK LONDON
   idonei, aveva, nel corso del sonno ipnotico, penetrato le loro antiche personalità.
   Tale era stato il caso d'una certa Giuseppina, che abitava a Voiron, nel dipartimento dell'Isère. Egli le aveva fatto rivivere la sua vita e le sue avventure d'adolescente, poi la sua infanzia, l'epoca in cui poppava ancora il latte, e quella stessa in cui era ancora in seno alla sua genitrice. Risalendo più oltre, era penetrato nelle sue incarnazioni anteriori, specialmente in quella in cui il suo essere, mescolando i due sessi, aveva animato un vecchio burbero e grossolano, certo Gian Claudio Bourdon, per molto tempo soldato nel 7° reggimento d'artiglieria, a Besangon, dov'era morto all'età di set-tant'anni, paralitico, inchiodato a letto già da molto tempo. — Old, oui, parfaitement...
   E il colonnello De Rochas, interrogando a sua volta il fantasma ipnotizzato di questo Gian Claudio Boudron, l'aveva seguito, egli pure, fino al germe della sua vita, palpitante nelle tenebre del seno materno. E così aveva ulteriormente trovato un'altra vecchia, chiamata Filomena iCarteron.
   Ma, a dispetto della mia festuca di paglia, lucente nel raggio di sole della mia cella, non arrivavo a realizzare con simile precisione le mie passate personalità. Sconfortato, finii col persuadermi che la morte soltanto porterebbe un po' di luce e di coerenza nel caos in cui mi dibattevo.
   Pertanto il flusso della vita non cessava di scorrere in me, con energia. Malgrado le sue abominevoli sofferenze, Darrell Standing si rifiutava ancora di morire. Egli negava al direttore Atherton ed al capitano Jamie il diritto di ucciderlo.
   Ho sempre amato la vita, e soltanto la resistenza vitale ch'era in me aveva potuto darmi la forza d'i esistere ancora. Per essa sola, ero in questa cella, a mangiare ed a bere malgrado tutte, a pen